In accordo a una recente speculazione diffusa on line dal sito DigiTimes, che cita fonti taiwanesi vicine ai fornitori dei componenti necessari per l'assemblaggio dei sistemi informatici, Intel avrebbe deciso di ricorrere all'outsourcing per la produzione dei processori e dei chipset destinati al mercato entry-level dei PC e a quello dei dispositivi per applicazioni orientate all'Internet of Things (IoT).
Questa decisione sarebbe scaturita come misura volta a ridurre la problematica connessa con la scarsa reperibilità dei suoi processori, che è cresciuta notevolmente nella seconda parte del 2018 e si è estesa dal comparto dei PC tradizionali a quello dei PC per applicazioni industriali e a quello dei server high-end.
Nei primi giorni di ottobre Intel ha reso noto di aver stanziato un ulteriore miliardo di dollari per espandere la propria capacità produttiva con il nodo a 14nm. Tuttavia, questo budget dovrebbe essere speso principalmente per i prodotti che garantiscono margine di profitto più elevato, e quindi per i processori delle linee Xeon e Core indirizzati rispettivamente ai server e ai PC di fascia alta.
Per fronteggiare, invece, le richieste del mercato relative ai processori low-cost, ed in particolare ai chip della linea Atom e ai corrispondenti chipset per le motherboard, Intel avrebbe deciso di richiedere la produzione ad altri chip maker, al fine di ripristinare la disponibilità commerciale dei suoi prodotti entro i primi mesi del 2019.
Tra i potenziali partner, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) sembra essere quello maggiormente attrezzato per garantire i volumi richiesti da Intel. Senza contare che TSMC si occupa già della fabbricazione dei dispositivi di tipo FPGA per conto di Intel.
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